Il cemento e le malte in genere sono tra i materiali da costruzione più diffusi in edilizia; ecco perché è necessario che la normazione contribuisca con documenti di supporto alla realizzazione delle costruzioni in sicurezza secondo la regola dell’arte.
A tal proposito la commissione Cemento, malte, calcestruzzi e cemento armato ha di recente recepito anche in lingua italiana due norme a tema: la UNI EN 196 parte 6 e 11.
Approfondiamole qui di seguito.
Il primo documento descrive tre metodi per la determinazione della finezza del cemento. Vediamoli:
- di setacciatura: serve soltanto a rilevare la presenza di particelle grosse di cemento. Questo metodo è particolarmente adatto per il controllo e la verifica del processo di produzione.
- di setacciatura a getto d’aria: misura il residuo sul setaccio ed è adatto per particelle che passano attraverso un setaccio di prova di 2,0 mm. Può essere utilizzato per determinare la distribuzione dimensionale di agglomerati di particelle molto fini. Può essere utilizzato con setacci di prova con luce di maglia per esempio di 63 µm e 90 µm.
- di permeabilità all’aria (Blaine): misura l’area della superficie specifica (area della superficie in relazione alla massa) mediante confronto con un campione di materiale di riferimento. La determinazione dell’area della superficie specifica serve principalmente a controllare l’uniformità del processo di macinazione all’interno di uno stesso impianto. Consente di effettuare esclusivamente una valutazione limitata delle proprietà del cemento utilizzato.
Inoltre, potrebbe non dare risultati significativi con cementi contenenti materiali ultrafini.
Tutti e tre sono applicabili ai cementi definiti nella EN 197-1.
La seconda norma specifica l’apparecchiatura e la procedura per determinare il calore di idratazione dei cementi e altri leganti idraulici a differenti stagionature, mediante calorimetria a conduzione isotermica. Questa procedura di prova è destinata a misurare il calore di idratazione del cemento fino a 7 giorni al fine di ottenere la corrispondenza tra la calorimetria a conduzione isotermica (ICC) e le EN 196-8 ed EN 196-9. In ogni caso tale durata di prova può essere fondamentale per alcune apparecchiature, anche se esse possono funzionare correttamente a scadenze di prova più brevi.
Contrariamente alla EN 196-8 questo metodo indica il calore di idratazione in modo continuativo nel tempo. Inoltre, fornisce il flusso di calore in funzione del tempo.
(Fonte UNI)
Per informazioni:
Ufficio Aree di Mestiere – Marco Trussardi (tel. 035.274.355; e-mail: marco.trussardi@artigianibg.com).