MOVIMENTO DONNE: SONDAGGIO “VERSO L’8 DI MARZO 2021. E MOLTO OLTRE”

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Flessibili, multitasking e problem-solver: sono così le donne imprenditrici a capo di Mpi e imprese artigiane oggi.

È il ritratto che esce dal sondaggio “Verso l’8 di marzo 2021. E molto oltre”, effettuato dal 25 febbraio al 3 marzo 2021 dall’ Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, a cui hanno partecipato 340 imprenditrici lombarde a capo di MPI e imprese artigiane, per capire dalla loro voce e dalle loro impressioni quale è stato l’effetto dell’emergenza Covid-19 sul mondo delle donne-lavoratrici-imprenditrici.

 

Il 38,4% delle imprenditrici ritiene che lo shock pandemico abbia reso molto difficile essere donna imprenditrice. Tale percentuale si alza al 41,3% per quelle imprenditrici che regolarmente si prendono cura di persone non autosufficienti e per quelle con figli, al 48,4% per quelle con bambini sotto i 5 anni e al 59,3% per quelle che attualmente hanno difficoltà elevate nel gestire tempi di vita e lavoro.

 

Partendo dall’idea che le imprenditrici potessero essere più sensibili ai temi della conciliazione, è stato chiesto quali fossero le soluzioni adottate per agevolare dipendenti e collaboratori, donne e uomini, nella gestione dei tempi di cura: nel 43% dei casi concedono flessibilità dell’orario di lavoro, nell’11,6% dei casi concedono ai dipendenti uomini flessibilità maggiore per dargli modo di condividere con mogli/ compagne la gestione di tempo di cura e nel 6,6% dei casi concedono uno o più giorni di lavoro in smart working. Va tenuto conto che questa ultima soluzione spesso non è applicabile nelle piccole realtà o per tipo di attività svolta (es. acconciatore) o per necessaria presenza in azienda (es. attività in area produttiva).

 

Il Covid-19 ha dato un forte impulso alla transizione digitale. Dall’indagine si rileva che gli strumenti digitali sono stati di massima importanza e di elevato supporto per lo svolgimento sia di attività di cura che lavorative, spesso sovrapposte, per il 67% delle imprenditrici. Quota che si alza al 70% per le imprenditrici che a causa della diffusione del virus hanno visto incrementare le difficoltà di gestione di attività di cura.

 

In particolare, rispetto al periodo pre emergenza le imprenditrici hanno fatto maggior ricorso a strumenti digitali per: attività di impresa (46,3%), tempo individuale/personale (41,3%), svolgimento di attività di cura (35,5%) e attività domestiche (22,3%).

 

Alla domanda “Come ridurre le differenze di genere?” le imprenditrici individuano come prioritario promuovere un’educazione socio-culturale per sradicare gli stereotipi di genere (52,9%), incrementare la presenza di donne in luoghi decisionali (governo, task force) (39,7%), introdurre un welfare aziendale volto ad armonizzare vita familiare e lavorativa (35,5%), ridurre il gap retributivo (32,2%) e ripensare i modelli di business e organizzativi delle imprese (31,8%).

 

Interpellate sulle prossime conquiste che vorrebbero raggiungere, le intervistate hanno indicato prevalentemente: autonomia, rispetto, maternità retribuita per indipendenti, cambiamento culturale, fiducia, considerazione, condivisione del tempo di cura, libertà di scelta, non dover scegliere tra lavoro e famiglia, tutele, opportunità, sicurezza, parità di competenze, più tempo, nessuna rinuncia e tranquillità

 

Le imprese femminili a Bergamo

A Bergamo le imprese condotte da donne sono 18.754, di cui 4788 sono imprese artigiane (pari al 25,5%). Dal 2019 al 2020 le imprese femminili sono cresciute di 16 aziende (contro il totale lombardo che è sceso di 72). Le imprese artigiane femminili gestite da giovani sono 756 e quelle gestite da straniere sono 682.

 

Imprese-femminili-bergamo

 

 

 

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