Nella sede di Confartigianato imprenditori a confronto sul tema del Passaggio generazionale con il prestigioso “Forum Ambrosetti”. Ecco quanto emerso

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Quando si parla di passaggio generazionale in azienda, le imprese familiari si presentano come modelli più fragili rispetto alle grosse realtà strutturate. Tuttavia, a loro favore giocano degli “ingredienti” fondamentali, presenti in qualunque settore, che possono aiutarle anche in questa fase così delicata: la rapidità nel prendere decisioni, il “metterci sempre la faccia”, l’attenzione alla qualità, il lungo lavoro e la creatività.

 

È questo uno dei tanti spunti emersi l’11 ottobre, nell’Auditorium di Confartigianato Imprese Bergamo, all’incontro “Governance e continuità generazionale nelle imprese familiari” organizzato dal prestigiosissimo “Forum The European House – Ambrosetti”, che abbiamo avuto l’onore di ospitare per la prima volta nella nostra sede.

 

Un importante incontro riservato alle imprese associate, che hanno potuto confrontarsi su un tema di vitale importanza per le aziende artigiane, perché coinvolge risvolti umani, familiari e sentimentali prima ancora che tecnici: saperlo gestire per tempo e con oculatezza permette di non disperdere il grande patrimonio di esperienza e competenze che l’imprenditore ha costruito con tanta fatica.

 

 

 

 

Moderato da Imma Campana (The European House – Ambrosetti), l’incontro è stato aperto dal presidente di Confartigianato Imprese Bergamo, Giacinto Giambellini, che ha voluto esordire rileggendo il discorso che, oltre vent’anni fa, aveva pronunciato in occasione del suo insediamento come presidente dei Giovani Imprenditori dell’allora Associazione Artigiani Bergamo.

Un discorso dove il concetto di passaggio generazionale era già al centro e che, a distanza di molti anni, appare ancora attualissimo.

 

“Più che ‘passaggio generazionale’ – ha detto – la parola fondamentale su cui credo che tutti noi dovremmo lavorare, come persone, come imprenditori, come dirigenti, è ‘Dialogo generazionale’. Il più delle volte avviene in modo naturale, tra padri e figli, ma talvolta necessita di essere aiutato e forse anche ‘insegnato’. Perché è proprio il dialogo che ci permette di rendere meno traumatico il trascorrere naturale del tempo. Ed è nostro dovere di imprenditori compiere questo percorso per dare un futuro alle nostre imprese e alle nostre famiglie”.

 

Al centro dell’incontro c’è stato l’intervento di Luca Petoletti (Partner “The European House – Ambrosetti con responsabilità dell’area “Imprese familiari, Governance ed Executive Compensation”) che ha seguito il percorso di molte medie e grandi aziende: nel 2021 sono state 108 le famiglie imprenditoriali con cui il gruppo ha lavorato per aiutarle a garantire continuità generazionale.

 

Petoletti ha mostrato le sfide, i rischi e gli errori più frequenti che spesso le imprese incontrano nell’affrontare il passaggio, spiegando che per essere efficace il percorso ha bisogno di tempo per sedimentare, e di regole condivise e accettate da tutti i componenti della famiglia.

 

“Serve un patto di governance tra generazioni – ha detto – caratterizzato da un sistema di regole, criteri e meccanismi condivisi e sottoscritti da tutti, attraverso il quale i membri della famiglia convengono liberamente di auto-vincolare i propri comportamenti per salvaguardare valori e interessi comuni e superiori”.

 

Tra i punti critici in cui spesso si rischia di scivolare, c’è la confusione e la non distinzione tra le dinamiche familiari che sono caratterizzate dall’uguaglianza, e le dinamiche aziendali dove invece conta la meritocrazia. Inoltre, col passare del tempo, le esigenze dei singoli cambiano così come cambia il business aziendale. E, quanto più la famiglia si allarga tanto più la spinta ad andare d’accordo tende a ridursi: finché in azienda rimane il leader-fondatore che fa da perno è infatti più facile rimanere uniti.

 

Allora come preparare, concretamente, il percorso di ingresso dei giovani?

“Con informazioni mirate, con una preparazione che veda stage ed esperienze temporanee in azienda, fissando regole chiare per l’eventuale ingresso e la carriera nella compagine societaria, anche facendosi aiutare da una figura esterna di supporto, orientamento e monitoraggio”.

 

La serata è poi entrata nel vivo con le testimonianze dirette di due aziende che hanno sperimentato con successo, e col supporto di “The The European House – Ambrosetti”, il passaggio generazionale.

Si tratta di due aziende accomunate dal fatto di essere state fondate entrambe nella seconda metà dell’800 e di essere entrambe arrivate alla quinta generazione: il Cotonificio Albini SpA (1.270 dipendenti e 6 siti produttivi) e la Auricchio SpA (500 dipendenti, 8 stabilimenti in Italia più 2 siti distributivi in Spagna e Usa).

 

 

Stefano Albini (Presidente Cotonificio Albini SpA), in collegamento video, ha spiegato come il passaggio della quinta generazione sia più difficile dei precedenti, quando i partecipanti nell’azienda di famiglia erano minori e il percorso era stato gestito in modo più “decisionale”. Attualmente in azienda ci sono 27 giovani, 15 dei quali “papabili” all’ingresso.

“Adesso abbiamo messo delle regole per entrare in azienda – ha spiegato – perché non tutti i figli vi entreranno. Per esempio, quella di avere una professionalità in grado di affrontare le difficoltà, e di fare un’esperienza lavorativa. C’è stata moltissima discussione su queste regole. Occorre comunque uno sforzo da parte dei genitori per capire il mondo in cui viviamo e la realtà dei giovani, trasmettendo loro la passione e la capacità di approfondimento perché la complessità è altissima. Ma lo sforzo di comprensione deve essere reciproco”.

 

 

 

Guglielmo Auricchio (Export Area Manager Gennaro Auricchio SpA) ha spiegato come “il nostro patto di famiglia è stato subito accettato da noi giovani, perché ci ha permesso di avere chiare fin da subito le regole del gioco”.

Nello specifico, tra i requisiti fissati dalla storica azienda casearia, c’è quello di essere in possesso di una laurea in economia, necessaria per la gestione finanziaria aziendale, la padronanza di due lingue straniere, fare un’esperienza lavorativa di almeno due anni e almeno sei mesi di studio-lavoro all’estero, e un percorso di inserimento di sei mesi, a rotazione nelle varie sedi aziendali e nei vari reparti, per definire talenti e conoscenze.

“Personalmente, questo mi ha spronato a vivere un’esperienza all’estero che inizialmente mi spaventava ma che ora ritengo uno dei momenti più belli della mia vita”.

 

 

 

Diverse, alla fine dell’incontro, le domande e le curiosità degli imprenditori artigiani presenti. Il presidente Giambellini, in particolare, ha rilevato come “questi percorsi di accompagnamento hanno dimostrato di essere molto validi e di funzionare nelle grandi realtà che abbiamo ospitato questa sera. L’importante è riuscire a calarle anche tra le piccole imprese come sono le nostre associate”.

 

A questo proposito, a conclusione della serata, Luca Petoletti ha lanciato una proposta: studiare dei percorsi collettivi mirati, rivolti a gruppi di piccole imprese, per fornire loro gli strumenti necessari a gestire il passaggio generazionale.

 

 

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