A dicembre ammonta a 15,1 miliardi di euro la spesa delle famiglie per prodotti alimentari e bevande, che, come mostra una recente analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, rappresenta circa i due terzi dei 22,7 miliardi di euro della spesa delle famiglie per prodotti e servizi maggiormente scelti come regalo (che comprende prodotti alimentari e bevande, moda e gioielleria, mobili, tessili per la casa, cristalleria, stoviglie e utensili domestici, utensili e attrezzature per casa e giardino, giochi, giocattoli, articoli sportivi, libri, articoli di cartoleria e materiale da disegno e servizi di cura della persona).
La qualità della produzione artigianale è offerta dalle 71.682imprese artigiane nei settori dell’alimentare, delle bevande e della ristorazione con 263.320 addetti, il 16,2% degli occupati comparto.
L’ambito rappresenta il 6,9% delle imprese artigiane nazionali e un decimo (10,4%) degli addetti dell’artigianato nazionale. Il peso degli addetti registra una accentuazione nel Mezzogiorno, in cui la quota sale al 2,4% a fronte dell’1,3% del Centro-Nord: a livello regionale primeggiano, infatti, cinque regioni del sud del nostro Paese cioè Sardegna e Sicilia (entrambe 3,3%), Calabria (3,2%), Molise (3,0%) e Basilicata (2,7%).
La radiografia delle imprese artigiane del settore alimentare e bevande, con la distribuzione per regione e provincia, è proposta nell’ultima Elaborazione Flash pubblicata dall’Ufficio Studi ‘Un regalo di Natale a valore artigiano. Focus su Artigianato alimentare – 12a edizione’ . CLICCA QUI per scaricarla
Il caleidoscopio delle produzioni artigianali
Le principali e più peculiari attività delle imprese artigiane sono le panetterie e laboratori che producono dolci, biscotti, prodotti secchi da forno, prodotti di pasticceria conservati, snack dolci o salati e possono anche effettuare vendita diretta al pubblico, pasticcerie e gelaterie che producono prodotti freschi – negli ultimi anni presidi di artigianato ed innovazione alimentare grazie a grandi lievitati diversi da quelli solitamente offerti dal sistema industriale più massificato – e offrono anche servizi di ristorazione tramite la vendita diretta al pubblico, bar che alla somministrazione diretta stanno affiancando sempre più la vendita di prodotti artigianali, pastifici che producono paste alimentari fresche e secche, ma anche cuscus e gnocchi, salumifici e norcinerie che producono carne essiccata, salata o affumicata e salumi, le imprese delle filiera lattiero-caseari, imprese che producono tè, caffè, cacao, cioccolato, caramelle, confetti, condimenti e spezie, imprese che producono vini, distillati, birre, queste ultime in forte ascesa negli ultimi anni grazie soprattutto a microbirrifici.
Da non dimenticare poi rosticcerie, friggitorie, pizzerie, pizzerie a taglio, birrerie, pub, enoteche, catering, banqueting, banchi del mercato che preparano cibo per il consumo immediato, venditori di street food, attività di recente e crescente fortuna, ed esercizi che fanno solo take-away.
Il trend della produzione di alimentare e bevande
Il confronto europeo tra i primi tre paesi produttori dell’alimentare e bevande vede l’Italia reagire meglio al recente rallentamento della manifattura, con un aumento della produzione del +2,7% nei primi nove mesi del 2022 che si confronta con il +1,7% della Germania e lo 0,9% della Francia. Anche rispetto all’anno precedente allo scoppio della pandemia l’Italia è più dinamica, segnando una crescita del +5,4%, più che doppia rispetto al +2,1% della Francia, in controtendenza rispetto al calo dello 0,5% della Germania.
Peso degli artigiani alimentari, bevande e ristorazione su addetti del totale economia addetti per regione
Anno 2020. Incidenza percentuale. In imprese attive delle divisioni 10, 11 e 56 Ateco 2007 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica produzione nel 2022 dei primi 3 paesi produttori Ue a 27 di alimenti e bevande
Variazione %. Primi 3 produttori di 10 e 11 (Ateco 2007) nel 2020 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat