Consumo di alcolici, in Irlanda è legge l’etichetta con rischi per salute. Perplessità dall’Italia

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Bere troppo fa male. Bere male fa peggio. Era lo slogan, coniato negli anni ‘80 da una nota casa produttrice di liquori. Ed è uno slogan che riprendiamo e facciamo nostro e credo che facciano proprio anche i numerosi produttori di vino, birra e distillati, molti dei quali sono anche piccoli produttori artigiani.

 

Il consumo delle bevande alcoliche in locali pubblici è regolato da leggi specifiche per le quali la trasgressione può essere considerata, oltre certi limiti, reato penale. Per cui è bene porre molta attenzione. Alcuni stati invece, ed è il caso che qui consideriamo, come l’Irlanda intendono fare un passo avanti rispetto alla legislazione europea e considerare i prodotti alcolici alla stregua dei prodotti del tabacco. Per questo motivo lo stato irlandese ha promulgato una legge che intende adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze del tipo: il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati“. Questa legge è stata notificata a giugno 2022 da Dublino a Bruxelles, che – con il periodo di moratoria che è scaduto a fine dicembre 2022 – ha confermato che le autorità nazionali possono adottare la legge.

 

Il via è arrivato nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei stati dell’Unione Europea, che considerano la norma una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici nell’ambito del piano per battere i tumori.

Il ministro irlandese della Salute, Stephen Donnelly, ha convertito in legge il regolamento che prevede l’etichettatura delle bevande alcoliche con avvertenze sanitarie.

 

La legge si applicherà dopo un periodo di transizione di tre anni, dal 22 maggio 2026. “Sono lieto che siamo il primo paese al mondo a compiere questo passo e introdurre un’etichettatura sanitaria completa dei prodotti alcolici – ha dichiarato Donnelly – non vedo l’ora che altri paesi seguano il nostro esempio”. L’etichettata irlandese sugli alcolici ha sollevato le critiche di diversi stati comunitari, tra cui l’Italia; di Stati membri del WTO e dai produttori di bevande alcoliche perché considerata una barriera agli scambi commerciali, “ingiustificata e sproporzionata“.

 

L’Irlanda, invece, considera il forte consumo di alcolici un’emergenza sanitaria nazionale e giustifica etichette che dovranno contenere: un avvertimento sui danni del consumo di alcol, un monito sul suo legame diretto con tumori mortali, la quantità di alcol in grammi (invece che in percentuale), le calorie, un pittogramma (uguale a quello già in uso) sui rischi per la gravidanza, e un link a un sito web su alcol e salute.

 

La posizione italiana, a commento della recente legge irlandese, è affidata al Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), Alessandro Miani, che sostiene che: “l’attacco al vino italiano a cui stiamo assistendo non ha nulla di scientifico, e a confermarlo sono i numeri ufficiali degli istituti di ricerca“. Prosegue Miani: “Non si comprende perché ci si concentri sui rischi legati al consumo di vino nascondendo ipocritamente sotto il tappeto le polveri sottili (PM10, PM2.5 e via di seguito) responsabili secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) di oltre 400.000 decessi prematuri ogni anno in Europa ribadendo altresì che – “questo non significa voler sottovalutare il problema dell’alcol“.

 

Il dibattito al nostro interno è ancora aperto in attesa delle posizioni della politica.

 

 

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