Referendum 8 e 9 giugno 2025: 4 quesiti in materia di lavoro, uno sulla cittadinanza

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Domenica 8 (dalle 7 alle 23) e lunedì 9 giugno (dalle 7 alle 15), i cittadini italiani sono chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari.

 

Quattro di questi sono dedicati al lavoro, con proposta di abrogazione di alcune norme, mentre il quinto è dedicato al tema della cittadinanza.

Il voto è valido al raggiungimento del quorum (50% più 1 degli elettori aventi diritto).

 

Questo il dettaglio dei singoli quesiti sul lavoro e le possibili conseguenze in caso di vittoria del Sì.

 

 

QUESITO 1 – Reintroduzione dell’articolo 18 (abrogazione D.lgs. 23/2015)

 

Cosa prevede:

Ripristinare, per le imprese con più di 15 dipendenti, la normativa precedente al Jobs Act, reintroducendo la tutela reale, cioè il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento ritenuto illegittimo.

 

Cosa accadrebbe se vincesse il Sì:

Le aziende sopra i 15 dipendenti sarebbero obbligate a reintegrare i lavoratori licenziati senza giusta causa, eliminando l’attuale sistema che, salvo eccezioni, prevede il solo indennizzo economico.

Questo comporterebbe il ritorno a un sistema di cui si è già constatata l’imprevedibilità delle decisioni giudiziarie e dei relativi costi, con l’effetto possibile di scoraggiare la pianificazione a causa dei maggiori rischi e frenando le assunzioni stabili. Molte Pmi potrebbero evitare di superare i 15 dipendenti per non rientrare nel campo di applicazione della norma, che si differenzia rispetto ai Paesi europei più competitivi, dove è più diffuso un sistema equilibrato di flessibilità e politiche attive e welfare.

 

 

QUESITO 2 – Abolizione delle tutele differenziate per le piccole imprese (abrogazione parziale L. 604/1966)

 

Cosa prevede:

Eliminare il tetto massimo ai risarcimenti economici per licenziamento illegittimo nelle piccole imprese, lasciando la determinazione dell’importo alla piena discrezionalità del giudice.

 

Cosa accadrebbe se vincesse il Sì:

Le piccole imprese sarebbero soggette a risarcimenti potenzialmente molto elevati, non più vincolati da un limite massimo stabilito dalla legge. La legge attuale tiene conto delle dimensioni aziendali per evitare che una piccola impresa debba affrontare risarcimenti economicamente insostenibili. Il quesito cancellerebbe questa proporzionalità: sentenze particolarmente onerose potrebbero mettere in crisi la tenuta economica di una MPI (tipologia di azienda che costituisce il 95% del sistema produttivo nazionale), con il rischio di far perdere anche i posti di lavoro esistenti, oltre che di togliere prevedibilità agli scenari legati a eventuali contenzioni, con effetti negativi per la gestione aziendale.

 

 

QUESITO 3 – Reintroduzione dell’obbligo di causale per i contratti a termine (abrogazione parziale D.lgs. 81/2015)

 

Cosa prevede:

La cancellazione della “a-causalità” nel primo anno dei contratti a termine, ripristinando l’obbligo di indicare la causa dell’assunzione.

 

Cosa accadrebbe se vincesse il Sì:

Non sarebbe più possibile stipulare contratti a termine “a-causali”: anche per i contratti brevi, il datore dovrebbe indicare e motivare il ricorso a questa tipologia contrattuale. Nella pratica, le causali sono spesso state oggetto di contestazioni in tribunale, con interpretazioni variabili che rendono il sistema instabile e poco sicuro. L’attuale normativa ha invece ridotto il contenzioso, garantendo limitazioni all’uso improprio dei contratti a termine. L’impatto più negativo sarebbe rispetto alle imprese che lavorano su base stagionale o ciclica, in quanto potrebbero avere difficoltà a rientrare nelle causali previste. Il risultato potrebbe essere la rinuncia all’assunzione temporanea di personale da parte di numerose aziende interessate dalla norma.

 

 

QUESITO 4 – Estensione della responsabilità oggettiva del committente negli appalti (abrogazione art. 26 D.lgs. 81/2008)

 

Cosa prevede:

Estendere al committente la responsabilità per gli infortuni subiti dai lavoratori dell’impresa appaltatrice, senza più distinguere tra rischi comuni (condivisi) e rischi specifici (propri dell’attività svolta dall’appaltatore).

 

Cosa accadrebbe se vincesse il Sì:

Il committente sarebbe responsabile anche degli incidenti dipendenti da dinamiche su cui non ha effettivo potere di controllo o prevenzione, con un sensibile incremento dei costi assicurativi per tutte le imprese committenti. Questo potrebbe disincentivare la collaborazione tra imprese, con riduzione di esternalizzazione o affidamento di appalti e impatto negativo sulle filiere produttive e sull’efficienza del sistema. Ad essere penalizzate sarebbero in particolare le imprese più piccole, in quanto le aziende più strutturate potrebbero limitare le collaborazioni a causa del potenziale rischio.

 

 

QUESITO 5 – Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la concessione della cittadinanza italiana

 

Cosa prevede:

Si propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per poter richiedere la cittadinanza italiana.

 

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