Traguardo storico per i restauratori di Confartigianato. Il Ministero dei Beni Culturali ha infatti pubblicato l’elenco unico dei restauratori di beni culturali.
Si realizza così il pieno riconoscimento di questa professione della cultura, in Italia ed in Europa.
Il Presidente di Confartigianato Restauro Roberto Borgogno esprime piena soddisfazione e sottolinea l’importanza della rapida iniziativa del Ministero che va a maggiore tutela del patrimonio culturale italiano, nel rispetto dell’articolo 9 della nostra Costituzione.
“Con questo elenco che, di fatto, ha valore di Albo – spiega il Presidente Borgogno – viene innanzitutto riconosciuta una battaglia pluridecennale condotta da Confartigianato Restauro sull’unicità del titolo, sancita sin dalla conclusione dell’esito del bando nazionale di qualifica, terminato nel 2018 e ribadita oltre ogni ragionevole dubbio nella pronuncia del TAR del Lazio di metà gennaio. Ne deriva poi una serie di questioni giuridicamente rilevanti e che ricadono sulle procedure di affidamento di tutti quegli aspetti che riguardano la tutela e la salvaguardia dei beni culturali, partendo dalla fase progettuale sino al collaudo dell’intervento ‘a regola d’arte’ come va definita la conclusione dei lavori di manutenzione e restauro”.
“Da oggi quindi – prosegue Borgogno – tutte le amministrazioni pubbliche a differente livello e le committenze private, titolari di beni culturali tutelati, così come espresso nella nuova accezione della Convenzione di Faro, dovranno fare riferimento a questo nuovo strumento democraticamente creato e che offre a tutti un’opportunità di scelta per competenza. Uno strumento che toglie alibi a coloro che nel settore operano o vorrebbero operare secondo regole di mercato che non riconoscono la piena titolarità di una professione acquisita per meriti teorici e pratici, che sono un unicum a livello globale perchè così sancito fin dalla Dichiarazione di Bologna”.
“In questa giornata storica – conclude Borgogno – rivolgo un pensiero a tutte le colleghe restauratrici, sia imprenditrici che collaboratrici, perché questa attività è in buona parte una professione femminile che in questi mesi di lockdown ha sofferto lo svuotamento delle nostre città e le conseguenze economiche, ma che ostinatamente ha dimostrato doti di resilienza eccezionali”.
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