In tale occasione ha pubblicato un’Elaborazione Flash intitolata ‘Key data – Il sommerso e la concorrenza sleale dell’abusivismo: gli indipendenti irregolari’ di Confartigianato” che contiene l’analisi sullo spiazzamento delle attività legali da parte del sommerso.
Ecco alcuni numeri
1.003.500 unità indipendenti non regolari
14,4% tasso di irregolarità del lavoro indipendente
+0,7% aumento indipendenti non regolari nell’ultimo anno (2019), a fronte del calo del 2,4% dei dipendenti non regolari
+0,4 punti, l’aumento tasso di irregolarità degli indipendenti in vent’anni
3,2 milioni di occupati non regolari
11,3% peso sul PIL dell’economia non osservata (sommerso + illegale)
37,9% quota del lavoro irregolare sull’economia non osservata
46,4% pressione fiscale reale stimata sull’economia emersa per il 2022, +5,2 punti superiore rispetto al 41,2% di pressione fiscale effettiva
587.523 imprese artigiane nei settori sotto pressione per la concorrenza sleale dell’abusivismo, 82,8% delle 709.959 imprese totali nel perimetro in esame
45,9% dell’artigianato nei settori esposti alla concorrenza sleale del sommerso
Secondo il report di Confartigianato,3,2 milioni di pericolosi ‘fantasmi’ si aggirano per l’Italia: sono i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi che popolano il sommerso, quel mondo parallelo che ‘vale’ 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil e il 12,6% del valore aggiunto, in cui non esistono regole e che produce danni ingenti alle imprese, alla sicurezza dei consumatori, alle casse dello Stato.
Lo studio lancia l’allarme sulla minaccia del sommerso per le attività dei piccoli imprenditori: per numero di ‘occupati’, il sommerso è il terzo settore più numeroso dell’economia italiana (3,2 milioni di irregolari), preceduto dai servizi, che contano 16,3 milioni di addetti, e dal manifatturiero (4 milioni di addetti).
Sono 709.959 le aziende italiane maggiormente esposte alla concorrenza sleale ad opera di 1 milione di operatori abusivi che si spacciano per imprenditori, ma che di regolare non hanno nulla, con un tasso di irregolarità del lavoro indipendente del 14,4%, in crescita nell’ultimo anno (+0,2 punti percentuali).
Nell’arco di vent’anni la pressione del lavoro indipendente non regolare è addirittura salita: era il 14,0% nel 1999 mentre, in parallelo, la quota di lavoro dipendente irregolare è scesa di due punti percentuali, passando dal 17,1% del 1999 al 15,1% del 2019.
A livello settoriale si evidenzia per la componente indipendente una forte presenza di lavoro irregolare, alla base del fenomeno dell’abusivismo, nei servizi con il 16,0% seguiti dalle costruzioni con il 12,6% mentre il manifatturiero esteso si ferma sul 10,1%.
In particolare, i rischimaggiori di infiltrazione abusiva li corrono soprattutto 587.523 imprese artigiane nei settori dell’edilizia, dell’acconciatura ed estetica, dell’autoriparazione, dell’impiantistica, della riparazione di beni personali e per la casa, del trasporto taxi, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi.
Abusivismo e lavoro sommerso non risparmiano nessuna regione d’Italia, ma il Mezzogiorno ha il record negativo con il tasso di lavoro irregolare sull’occupazione totale pari al 17,5%, mentre il Centro Nord si attesta sul 10,7% e il Nord Est si ferma al 9,2%. Maglia nera per la Calabria, dove non è regolare un quinto (21,5%) degli occupati della regione, seguita da Campania (18,7%), Sicilia (18,5%), Puglia (15,9%), Molise (15,8%) e Sardegna (15,3%). Il tasso più basso di lavoro irregolare sul totale degli occupati (8,4%) si registra nella Provincia autonoma di Bolzano.
Secondo le stime contenute nell’analisi di Confartigianato, però, è nel Nord che si annida il maggior numero di abusiviche si fingono imprenditori. La classifica regionale vede infatti in testa la Lombardia dove l’economia sommersa ne ‘arruola’ 130.800. Seguono la Campania (121.200), il Lazio (111.500), Sicilia (95.600) e Puglia (78.100). A livello provinciale, Roma batte tutti con 84.000 abusivi, seguita da Napoli (59.500), Milano (47.400), Torino (30.600), Salerno (26.100).
Sono diversi i meccanismidella concorrenza sleale del sommerso: i) le imprese che evadono possono mantenere prezzi più bassi e mettono fuori mercato i competitor regolari, generando una pressione verso il basso delle dinamiche retributive; ii) l’evasione fiscale rende difficile condurre politiche fiscali espansive di riduzione delle aliquote fiscali applicate alle imprese regolari; iii) si inibisce la crescita dimensionale delle imprese in quanto le imprese che evadono hanno minor propensione all’investimento e all’ampliamento del volume d’affari e al contempo spiazzano gli investimenti delle imprese regolari che non raggiungono spesso la redditività adeguata per crescere.
La ricerca del prezzo più basso è la maggiore determinante per la domanda di servizi offerti da lavoratori indipendenti irregolari ed è rilevata nel 64% dei casi in Italia, a fronte del 48% della media dell’Unione europea. Questa determinante si è accentuata nella crisi economica conseguente alla pandemia da Covid-19, che ha pesantemente colpito i redditi e i consumi, con una amplificazione nel caso di restrizioni sul lato dell’offerta.
In concomitanza con il lockdown del 2020 e della chiusura nelle aree rosse del 2021 si è registrata una intensificazione dell’abusivismo nell’acconciatura ed estetica, con pesanti ricadute economiche per le imprese del settore.
Tasso di irregolarità del lavoro indipendente 1995-2019
Anni 1995 (inizio rilevazioni)-2019. % unità di lavoro non regolari, totale economia – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Tasso di irregolarità del lavoro indipendente per principali settori
Anno 2019. Incidenza percentuale di unità di lavoro non regolari sul corrispondente totale unità di lavoro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat