Auguri cav. Luigi Rota! Storico esponente di Confartigianato, a 90 anni ancora in difesa delle pulitintolavanderie

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Un traguardo invidiabile per uno degli storici e più apprezzati esponenti dell’artigianato bergamasco, e di Confartigianato Imprese Bergamo.

Oggi, 14 settembre Luigi Rota, Cavaliere Ufficiale all’ordine della Repubblica Italiana, fondatore e titolare della “Tintoria Arlecchino di Rota Luigi” nel quartiere Colognola a Bergamo, spegne 90 candeline.

 

 

Classe di ferro 1935, il cav. Rota non sente certo il peso degli anni, tant’è che ancora oggi, dal lontano 1967, continua instancabilmente ad essere impegnato nelle attività sindacali artigiane, avendo anche ricoperto per ben 49 anni il ruolo di presidente/referente provinciale del Gruppo Pulitintolavanderie: dapprima con l’Unione Artigiani e poi, dal 2006 al 2016, con l’Associazione Artigiani Bergamo (successivamente diventata Confartigianato Imprese Bergamo), ma sempre nell’ambito della grande famiglia di Confartigianato.

 

Rota è stato anche presidente regionale del Gruppo Pulitintolavanderie Confartigianato Lombardia (1984-1995) e presidente nazionale ANIL- Associazione Nazionale Imprenditori Lavanderie di Confartigianato (1995-2003).

All’interno di Confartigianato Imprese Bergamo è stato inoltre vice rappresentante dell’Area Servizi alla Persona, successivamente chiamata Area Benessere.

 

Gli inizi lavorativi

La sua attività lavorativa iniziò quando era giovanissimo, nel lontano 1949, come ci racconta lui stesso.

“Ero un ragazzo di 14 anni quando venni assunto per la prima volta come garzone alla Tintoria Romualdo Venturelli, che si trovava in viale Vittorio Emanuele. Allora le lavanderie erano tutte “tintorie”, perché il lavoro principale era proprio quello di tingere i tessuti. Mi ricordo che all’inizio tingevamo le coperte dei militari, in pura lana vergine, che poi venivano riutilizzate come mantelli.

La mia prima mansione era quella di ritirare e consegnare gli abiti nelle case dei clienti. E con la prima mancia che mi diede il mio primo cliente, mi fermai da un fornaio a comprare un panino appena sfornato.

Il pomeriggio, poi, il mio titolare mi portava nel laboratorio, e lì ho iniziato a imparare anche i procedimenti di tintura e lavaggio”.

 

Rota, durante il nostro incontro, sottolinea spesso l’importanza della gavetta che, unita alla curiosità e alla volontà di imparare sempre qualcosa di nuovo, gli ha permesso di mettersi in proprio diventando artigiano.

“Se c’è una cosa che rimprovero alla gioventù di oggi, è che vogliono ottenere tutto e subito, ma in pochi conoscono il valore della gavetta, dell’esperienza maturata poco per volta, imparando giorno per giorno. Come dicevano i nostri vecchi: impara un mestiere e sei a posto per tutta la vita! È una verità valida ancora oggi. Io, un paio di anni dopo aver iniziato il lavoro come garzone, ho anche ripreso gli studi frequentando l’istituto tecnico industriale Paleocapa di Bergamo, perché volevo crescere, apprendere e specializzarmi ancora di più. E tutto questo mi è servito per il mio futuro professionale”.

 

Il grande passo: diventare artigiano

Il 2 novembre 1963 decide infatti di fare il grande passo e mettersi in proprio. Aiutato dal bando Artigiancassa (la banca di riferimento delle imprese artigiane), rileva un’attività di pulitintolavanderia già presente dal 1957, spostandosi da via XX Settembre, in centro città, a una periferia allora caratterizzata da una prevalenza di lavoratori agricoli: Colognola. Nasce così la Tintoria Arlecchino, che nel 2022 ha ottenuto da Regione Lombardia il riconoscimento per le attività storiche e di tradizione.

La conduzione è sempre stata familiare: dapprima Rota è stato affiancato dalla compianta moglie Mina, successivamente si è inserita nell’organico la figlia Alessandra, divenuta sua coadiuvante.

 

“Il nostro lavoro è cambiato molto nel corso degli anni – continua –. Basti pensare che all’inizio trattavamo solo cotone, lino, seta e lana, mentre oggi siamo arrivati a trattare oltre cinquanta fibre sintetiche, artificiali.

Ma quando, tra gli anni 70 e 80, queste nuove fibre sono esplose senza controllo sul mercato, per le tintorie sono stati anni difficilissimi. La mancanza di etichettatura e di indicazioni da parte di molti laboratori di produzione che spiegassero come dovessero essere lavate e stirate, soprattutto quando si trattava di leghe di tessuti, hanno trascinato molti colleghi in vertenze legali.

Per questo ho deciso di dedicarmi con ancora più convinzione a difendere la nostra categoria, diventando uno tra i fondatori del primo comitato consumatori che si trovava in via Tasso”.

 

L’impegno in Confartigianato

Il cavalier Rota ha quindi cominciato ad affiancare la sua attività artigiana all’attività di rappresentanza e di tutela sindacale delle pulitintolavanderie in seno a Confartigianato, arrivando fino ai vertici regionali e nazionali durante le presidenze di Manlio Germozzi (fondatore e primo presidente dell’Organizzazione, in carica dal 1946 al 1986) e del suo successore Ivano Spallanzani (1988-2000).

 

 

E una delle più significative “battaglie” a favore della categoria che lo hanno visto impegnato è stata proprio la proposta di legge sull’etichettatura dei tessuti, divenuta legge dello Stato nel 2009.

“Una battaglia partita da Bergamo e che abbiamo vinto: da allora tutti i capi e i tessuti devono avere indicate chiaramente la loro tracciabilità e le modalità di lavaggio.

Oggi, anche se l’etichetta è migliorata ulteriormente, le pulitintolavanderie devono comunque continuare a prestare attenzione, soprattutto agli assemblaggi di tessuti fatti da alcune sartorie artigianali, che se non vengono segnalati in modo chiaro, possono creare problemi”.

 

Ma uno dei fiori all’occhiello del suo mandato nazionale, di cui Rota va giustamente orgoglioso, è stato l’ottenimento, nel 1999, del diritto alla maternità retribuita anche per le mogli dei titolari artigiani, prima escluse dal beneficio.

“Non è stato facile convincere tutte le controparti sindacali sedute al tavolo del rinnovo contrattuale del comparto tessile artigiano. È stato un lavoro lungo e difficile ma alla fine siamo riusciti ad ottenere la firma di tutti. La maternità è un diritto fondamentale, e per me era inconcepibile che le nostre mogli fossero escluse dai benefici che avevano invece i lavoratori dipendenti”.

 

Attivo anche nella formazione e nell’aggiornamento, Rota svolge anche il ruolo di relatore e docente di corsi tecnici per la categoria delle pulitintolavanderie.

 

Nell’ambito del credito alle aziende, inoltre, è stato componente del Consiglio di amministrazione della Cooperativa Artigiana di Garanzia di Bergamo.

 

 

Attività di conciliazione

Particolarmente intensa, poi, la sua attività di mediatore e conciliatore nelle controversie legali e cause civili, tra clienti e lavanderie.

Rota è infatti Perito Esperto di settore iscritto presso la Camera di Commercio di Bergamo, membro della Commissione Usi Camerali della CCIAA dal 1980, membro della Commissione Dell’Unione Consumatori di Bergamo dal 1990 al 2000 e della Commissione Conciliativa della CCIAA di Bergamo dal 1998 al 2006.

 

“Mi sono sempre battuto per dimostrare la verità dei fatti, con correttezza, imparzialità e onestà, difendendo l’artigiano quando la colpa del capo rovinato dipende da errore o negligenza del produttore. Allo stesso tempo riconosco con la stessa onestà quando è stato l’artigiano ad aver sbagliato.

All’inizio facevo tantissime pratiche mentre oggi mi limito a pochi verbali, riguardanti soprattutto capi di alto valore come gli abiti da sposa”.

 

Altre attività e la passione per lo sci

Dal 2000 il cav. Rota è membro della Commissione Premio “Bontà” UNCI – Unione Nazionale Cavalieri d’Italia, di cui è consigliere nazionale e provinciale, nonché Alfiere con l’incarico di accompagnare nell’ultimo saluto i consiglieri deceduti con vessillo e recita della preghiera del Cavaliere. E dal 2022 è tesoriere della sezione di Bergamo.

 

 

Tra i suoi molteplici hobby, invece, ha fondato l’associazione culturale no profit “ROTA” con sede a Rota Imagna, che si occupa di riscoprire le radici di questo antichissimo cognome bergamasco.

 

Appassionato di sport, in particolare dello sci, ha partecipato a numerose gare, organizzato campionati provinciali e regionali in ambito Confartigianato e, tra il 1972 e il 2000, ha svolto l’incarico di pattugliatore in servizio come volontario di pronto soccorso nelle stazioni sciistiche di San Simone – Valleve e Foppolo.

 

Il passaggio di consegne

Oggi, a 90 anni, il cavalier Rota guarda al futuro con la serenità di chi ha costruito molto e con la soddisfazione di poter lasciare un’eredità viva e vitale.

 

A fine anno, infatti, chiuderà la sua ditta individuale per passare ufficialmente il testimone alla figlia Alessandra, che già da tempo lo affianca con competenza e passione: sarà lei a riaprirla con una nuova ditta individuale a suo nome, raccogliendo il testimone del padre e mantenendo la storica insegna, che diventerà “Tintoria Arlecchino di Rota Alessandra”.

 

“Il laboratorio dovrà rinnovarsi e ci saranno migliorie da fare – afferma il cav. Rota – ma l’attività è solida e ben avviata, e con nuove idee saprà continuare a dare soddisfazioni. Io resterò sempre a disposizione: c’è sempre qualcosa da fare, altrimenti non saremmo artigiani!”.

 

Perché il successo di un’impresa artigiana, conclude, “è sapersi aggiornare ogni giorno e cercare di fare il proprio mestiere il meglio possibile. Ma allo stesso tempo, dico a tutti che bisogna anche sapersi godere la vita e avere tante passioni da coltivare oltre il lavoro, per mantenere giovani il corpo e la mente”.

 

Sarà forse questo il segreto per arrivare felici a 90 anni?

 

Tanti auguri, cavalier Rota!

 

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