Bergamo TG “ore 12”, il telegiornale di Bergamo TV di lunedì 17 novembre, ha dedicato un servizio al mondo degli spazzacamini, una professione antica che oggi sta vivendo una nuova stagione di rilancio.
Il servizio, firmato dalla giornalista Paola Abrate e realizzato in collaborazione con Confartigianato Imprese Bergamo, ha messo in luce l’evoluzione tecnica e professionale di questo mestiere, ormai sempre più centrale per la sicurezza delle abitazioni e per la transizione verso sistemi di riscaldamento sostenibili.
Protagonista del servizio è Fabrice Kinsch, associato di Gorlago, che dopo 17 anni da vigile del fuoco in Francia ha scelto di diventare spazzacamino. La sua testimonianza racconta un settore che si è modernizzato, richiede competenze qualificate e offre nuove opportunità professionali.
A commentare in diretta l’evoluzione del settore è intervenuto Luca Tirloni, Rappresentante dell’Area Impiantistica di Confartigianato Bergamo, che ha ricordato quanto la manutenzione delle canne fumarie e degli impianti a biomassa sia oggi essenziale:
“Una canna fumaria sporca può innescare un incendio. Affidarsi a uno spazzacamino qualificato significa sicurezza, maggiore efficienza della caldaia e risparmio. Oggi servono nuove figure, giovani e non, pronte a mettersi in gioco e a formarsi: quello dello spazzacamino è un lavoro che necessita di aggiornamento e formazione continua, a cominciare dalla frequenza dei corsi sulla sicurezza per i lavori in quota, e Confartigianato è pronta per accoglierli e accompagnarli”.
Un mestiere antico che torna attuale
In provincia di Bergamo sono circa 70 gli spazzacamini attivi: una figura che molti pensavano appartenesse al passato, quasi da libro di storia o da film come Mary Poppins. E invece, soprattutto negli ultimi dieci anni, questo mestiere ha conosciuto una nuova centralità e una crescita costante.
A riportare alla ribalta la professione è stato soprattutto il crescente utilizzo, nelle abitazioni, di camini e stufe alimentati a biomassa. Una scelta sempre più diffusa per ragioni ambientali – la ricerca di fonti rinnovabili e a “chilometro zero” – e per gli incentivi economici legati ai contributi statali.
A questo si aggiunge l’evoluzione normativa: le Regioni del Nord, attraverso l’Accordo di Bacino Padano siglato da Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, hanno introdotto regole sempre più stringenti per ridurre l’impatto emissivo delle biomasse.
Il protocollo prevede l’uso di combustibili certificati, l’installazione professionale delle stufe, una manutenzione regolare e la scelta di apparecchi efficienti – classificati a 4 o 5 stelle – con il divieto di accendere quelli di classe inferiore durante i periodi di limitazione.
Di conseguenza, tutti gli impianti a biomassa e le relative canne fumarie devono essere certificati, puliti, controllati e registrati nel CURIT, il Catasto Unico Regionale degli Impianti Termici. Un passaggio fondamentale per garantire sicurezza, corretto funzionamento e soprattutto un abbattimento delle emissioni di PM10, la classica fuliggine.
Ed è qui che entra in gioco lo spazzacamino. Una professione che oggi è molto lontana dall’immagine romantica del passato: gli operatori sono oggi artigiani specializzati, dotati di strumenti moderni e tecnologie avanzate. Tra i loro attrezzi non ci sono più soltanto spazzole e raschiatori, ma anche misuratori elettronici, videocamere per ispezioni interne e perfino droni utilizzati per verifiche esterne dei comignoli.
Nella bergamasca, quella dello spazzacamino è ancora una professione relativamente giovane: la maggior parte degli operatori ha infatti meno di cinquant’anni.
Oggi, dunque, lo spazzacamino non è soltanto un mestiere che resiste, ma una figura tecnica indispensabile per coniugare tradizione, sicurezza e sostenibilità nelle nostre abitazioni.
Rivedi il servizio e l’intervista:
https://bergamotv.ecodibergamo.it/tv/video/bergamo-tg-17-11-2025-206516-1171/
(dal minuto 38:50 al minuto 43:40)