Benessere lavorativo, rimettiamo in moto l’entusiasmo: il messaggio positivo della 33^ Conferenza organizzativa

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Tornare ad avere fiducia nel futuro e darsi degli obiettivi, creando un clima aziendale sereno e investendo sull’attenzione al benessere e alla qualità della vita. E, così facendo, aumentare anche le performance della propria impresa.

 

È un messaggio positivo e di speranza, quello emerso lunedì 5 dicembre durante la 33ª Conferenza organizzativa di Confartigianato Imprese Bergamo, intitolata “Welfare – Il benessere lavorativo. Rimettiamo in moto l’entusiasmo, i desideri, la speranza …”.

 

Appuntamento importante per l’approfondimento di tematiche di grande attualità per le imprese, ma anche per le politiche organizzative della nostra Associazione, la Conferenza Organizzativa di quest’anno ha voluto porre attenzione su un’esigenza sentita da tutti: il recupero di un benessere e di una qualità della vita che negli ultimi anni sono stati compromessi da forti momenti di stress dovuti alla pandemia, alle tensioni economiche e al conflitto in Ucraina nel cuore dell’Europa.

 

 

Ad aprire i lavori, il presidente Giacinto Giambellini, che ha esordito spiegando come già da molti anni il mondo imprenditoriale ha preso consapevolezza dell’importanza del benessere dei collaboratori e dell’imprenditore stesso. “Portare un tema come il Welfare al centro della nostra conferenza organizzativa, oggi, dopo tre anni che ci hanno messo sotto stress per diversi motivi, è significativo: c’è voglia di ripartire, voglia di positività, il bisogno di stare insieme. La sala piena lo dimostra e, credetemi, non è facile alle cinque del pomeriggio di un lunedì riempire una sala di artigiani”.

 

 

 

Nadia Palazzi, vicepresidente con delega al Welfare, nonché ideatrice e coordinatrice dell’incontro, ha sottolineato: “Le nostre aziende devono affrontare numerose trasformazioni per continuare a stare sul mercato e tutto ciò porta delle ripercussioni sulle nostre vite, sulle nostre famiglie. È difficile non essere spinti a chiuderci in noi stessi. Per questo abbiamo bisogno di un’idea concreta di futuro, di capire quali leve abbiamo a disposizione per rimettere in moto l’entusiasmo e quella voglia di fare che sono parte del mondo produttivo ed economico bergamasco. Non c’è una risposta uguale per tutti ma sono sicura che ciascuno di noi, dopo avere ascoltato i nostri illustri relatori, riuscirà a portare a casa qualche buon consiglio”. La parola d’ordine, ha insistito Palazzi, è quindi uscire dall’individualismo, per lasciare spazio all’unione e alla collaborazione.

 

 

Prima che la conferenza entrasse nel vivo, hanno preso la parola i presidenti dei tre movimenti associativi di Confartigianato Bergamo.

 

 

Alice Zamboni (Movimento Giovani Imprenditori), portando il punto di vista delle nuove leve dell’imprenditoria, ha sottolineato come l’incertezza può diventare un’opportunità se cerchiamo di essere elastici e la affrontiamo con spirito di mitigazione e adattamento: “I nostri interlocutori sono digitali, quindi, c’è bisogno di rendere le nostre aziende più attrattive per i giovani, che sono molto più attenti alla dinamicità del luogo di lavoro, all’inclusività, all’ambiente e al welfare”.

 

 

 

Rita Messina Moretti (Movimento Donne Impresa) ha ricordato come le donne siano da sempre l’incarnazione stessa del welfare, “perché siamo multitasking e abbiamo questa capacità di guardare agli aspetti umani anche mentre lavoriamo: il dover gestire e curare contemporaneamente l’impresa, la famiglia, i figli, i genitori. Ora, riconoscendo tutto questo, anche la comunità europea ha introdotto la certificazione della parità di genere: è un nuovo adempimento, ma è una cosa che noi facciamo da sempre”.

 

 

 

 

Cecilio Testa (Gruppo Anziani ANAP Bergamo) si è interrogato su che tipo di benessere questa società offre alla popolazione anziana, “che tende purtroppo a confinare in una sorta di riserva indiana quelli che sono lontani dal mondo del lavoro”. Da qui la richiesta di politiche attive che potenzino l’assistenza domiciliare integrata con la domotica e incentivino la presenza del volontariato. Perché spesso gli anziani non più autosufficienti e non più economicamente autonomi sono costretti a scegliere il ricovero in Rsa le cui rette sono molto elevate”.

 

 

 

 

Il microfono è quindi passato ai tre relatori presenti, tre esperti di altissimo profilo che hanno saputo trattare l’argomento sotto diversi punti di vista, offrendoci una visione a tutto tondo del significato che oggi assume il termine “Welfare”.

 

 

Massimiliano Valerii, filosofo e statistico, direttore generale CENSIS (che annualmente cura il Rapporto sulla situazione sociale del paese) ha tracciato un quadro della situazione attuale, sottolineando i cambiamenti accaduti negli ultimi trent’anni, caratterizzati da una globalizzazione accelerata: “Dal 1989 ad oggi – ha detto – il Pil del mondo è più che raddoppiato e centinaia di milioni di persone sono uscite dalla soglia di povertà: non si erano mai visti progressi così intensi in un periodo così breve. Ma allo stesso tempo c’è stato un ribaltamento della distribuzione della ricchezza mondiale che oggi, per il 58%, proviene dai mercati emergenti e solo per il 42% dalle economie avanzate”. E qui è nata in noi la paura, la sensazione di vivere il crepuscolo del mondo a cui eravamo abituati, si è delineato un nuovo ordine mondiale che ai nostri occhi si è trasformato in un disordine mondiale.

“Siamo diventati la società del rancore – ha aggiunto – con la sensazione di aver subito un torto, ovvero la mancanza di un giusto riconoscimento sociale”.

Per questa situazione di incertezza, oggi le famiglie italiane hanno creato una bolla di liquidità che rimane ferma sui conti correnti, risparmi che non vengono investiti per paura delle evenienze.

“Ma dobbiamo accettare il fatto che quel modello di sviluppo appartiene al passato e, una volta presa questa consapevolezza, ritornare ad essere attori della nostra storia. Le risorse le abbiamo: grandi quantità di risparmio, il nostro tessuto imprenditoriale, la forza del Made in Italy”.

 

 

Giuseppe Santella, imprenditore e top manager con trentennale esperienza in numerose aziende, ha spiegato quali azioni potremmo ottenere con un migliore equilibrio vita-lavoro per noi e per i nostri collaboratori. Innanzitutto, ha ricordato le difficoltà per le aziende nell’interpretare le nuove esigenze dei lavoratori dopo la pandemia: flessibilità, un maggiore equilibrio vita-lavoro, l’importanza di avere maggiore tempo libero e allo stesso tempo la difficoltà di far coesistere diverse generazioni.

“Il capitale umano – ha detto – come ogni capitale deve essere messo nelle mani giuste affinché aumenti di valore. Vanno riscoperti i valori di responsabilità e dei corretti comportamenti relazionali, della capacità di interpretare e soddisfare le nuove aspettative dei nostri collaboratori”.

Collaboratori che, oggi, devono essere motivati non più solo su meri trattamenti economici, ma con un insieme integrato di fattori: la prospettiva di sviluppo professionale e personale, l’orgoglio e il senso di appartenenza, la meritocrazia, la qualità del rapporto con i superiori e l’attenzione agli aspetti e all’equilibrio della vita personale, “affinché l’azienda possa contare su persone convinte e coese, pronte ad aiutare l’impresa col loro contributo di idee e impegno, soprattutto nei momenti più difficili. Perché le aziende che hanno i risultati migliori e più duraturi sono quelle che sanno attuare e mantenere nel tempo politiche che valorizzino il loro capitale umano. La vera differenza e fattore di successo è costituito sempre dalle persone e dalla loro motivazione”.

 

 

Johnny Dotti, pedagogista e imprenditore sociale, ha lanciato diverse provocazioni, per spronare la platea imprenditoriale a dare un senso vero e profondo alla propria vita, non lasciandosi travolgere dalla smania di fare business.

“Le cose funzionano perché hanno un senso – ha detto – e il senso viene prima, nelle vostre vite personali, nelle vite aziendali. In mezzo, tra l’individuo e la collettività c’è la persona, che è singolare e plurale, ovvero comunità. I problemi sono nati perché abbiamo puntato solo sull’io e questo si è trasformato in isolamento: perché non è la solitudine ad essere negativa ma l’isolamento”.

La vita, così come le aziende, è una costante trasformazione e ha i suoi cicli: “Anche le aziende finiscono ma la cosa importante è che abbiano compiuto il loro senso, il rimanere legati alla vocazione di sé stessi”, avendo anche il coraggio, quando un ciclo si è concluso, di lasciarlo andare.

“Cosa ne facciamo del nostro grande patrimonio culturale, sociale, spirituale? – ha concluso –. Il patrimonio esiste perché va lasciato in eredita, come dono e obbligazione morale. Vogliamo lasciarlo in una teca o farlo fruttare? Lì dentro c’è la nostra vita, possibile che non sentiate la voglia di donare la cosa più preziosa della vostra vita? Ho visto migliaia di aziende chiudere proprio perché non hanno saputo trasferire questo patrimonio a qualcuno di prezioso”.

 

 

Il presidente Giambellini, concludendo la conferenza, ha rimarcato come “non sarà facile affrontare gli anni che ci aspettano ma lo dobbiamo fare e lo faremo, perché la vita va vissuta oltre che affrontata. Noi siamo impegnati anche a dare ai nostri associati una visione di speranza. Abbiamo ricevuto tante sollecitazioni che faremo nostre e che porteremo certamente a favore della grande famiglia di Confartigianato”

 

 

Al termine, sono stati premiati per i 15 anni di anzianità lavorativa 5 dipendenti di Confartigianato Imprese Bergamo e una dipendente della Cooperativa Artigiana di Garanzia. Si tratta di Antonella Balduzzi (assistente contabile negli uffici di Clusone), Monica Oberti (assistente del lavoro negli uffici di Bergamo), Lara Plebani (assistente del lavoro negli uffici di Bergamo), Ornella Suardi (assistente del lavoro negli uffici di Romano di Lombardia) e Sara Salvetti, (dipendente della Cooperativa Artigiana di Garanzia, addetta al servizio credito), a cui è stato consegnato un monile personalizzato realizzato dal gruppo orafi.

 

 

Inoltre, con un riconoscimento speciale, è stato premiato per anzianità lavorativa lo stesso direttore Stefano Maroni: per lui, un portachiavi sempre realizzato dal gruppo orafi, consegnatogli dalle mani del presidente Giambellini e del past president Angelo Carrara.

 

A tutti i partecipanti, infine, come omaggio è stato donato un sacchetto di farina gialla per polenta, simbolo di convivialità. Ma anche un modo simbolico per ricordare come “la tua vita, la tua impresa, è tutta farina del tuo sacco”.

 

Ecco il post su Linkedin con le interviste ai relatori

 

 

 

Ecco i link per rivedere la Conferenza Organizzativa:

Video 1 di 3  https://youtu.be/0vsejiYgDFE

Video 2 di 3 https://youtu.be/7QdwnQHDMB4

Video 3 di 3 https://youtu.be/iyltCamQTXk

 

 

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