“DL Salva Casa”. Giudizio positivo di Confartigianato: “Rimossi gli ostacoli che impediscono la riqualificazione degli immobili”

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Il Consiglio dei Ministri ha approvato, il 24 maggio 2024, il cosiddetto “DL Salva Casa”, decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica.

 

Le misure previste sono essenzialmente finalizzate a rimuovere quegli ostacoli che determinano lo stallo delle compravendite e impediscono la riqualificazione degli immobili a causa di irregolarità formali.

Si tratta, infatti, di trovare adeguata regolamentazione a tutte quelle situazioni minori che impediscono il pieno godimento dei beni immobili, determinate da incertezza del quadro normativo di settore o che rendono difficile la dimostrazione dello stato legittimo di un immobile, inibendo, conseguentemente, la valorizzazione economica del bene e anche la possibilità di interventi di ristrutturazione edilizia ed efficientamento energetico.

 

Confartigianato Imprese esprime un giudizio complessivamente positivo sul provvedimento. Il presidente nazionale Marco Granelli ha evidenziato: “Ben vengano gli interventi che contribuiscono a fare chiarezza e a superare incertezze normative e burocratiche mai risolte, semplificando la gestione del patrimonio immobiliare privato e favorendone la manutenzione”.

 

“Si tratta – ha continuato Granelli – di intervenire su situazioni che, oltre alle difficoltà di commercializzazione degli immobili, rendono spesso impossibile la riqualificazione, anche energetica, di interi edifici, come abbiamo riscontrato a proposito dei lavori di ristrutturazione sostenuti dagli ecobonus: le situazioni di lieve difformità nelle singole unità immobiliari (erroneamente definiti “piccoli abusi”) hanno spesso impedito o rallentato i lavori di riqualificazione energetica e per la messa in sicurezza di interi condomini”.

 

In sintesi, il decreto-legge interviene su:

 

  • difformità c.d. “formali”, derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile;
  • difformità edilizie interne (c.d. “tolleranze”), risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione o segnalazione, rendendo oggi difficile comprovare lo stato legittimo dell’unità immobiliare;
  • difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della c.d. “doppia conformità” che, richiedendo la conformità alla disciplina edilizia vigente sia al momento di realizzazione dell’intervento sia al momento della richiesta del titolo, non consentono di conseguire il permesso o la segnalazione in sanatoria per moltissimi interventi qualificati come parziali difformità, risalenti nel tempo, pur se conformi agli standard urbanistici.

 

Queste situazioni di lieve difformità sono nettamente distinte dalle ipotesi di abuso più gravi derivanti da interventi eseguiti in totale difformità dal permesso di costruire o di SCIA straordinaria.

 

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