Settimana Energia: nell’ultimo incontro la priorità dell’efficientamento energetico degli edifici e il ruolo delle pompe di calore

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Il miglior risparmio energetico è quello dell’energia non consumata, per questo il tema dell’efficientamento energetico degli edifici è prioritario, considerato che rappresentano almeno il 45% dei consumi e delle emissioni. Gli interventi di efficientamento in edilizia sono molteplici e prioritariamente devono riguardare l’involucro degli edifici e gli infissi, per evitare le dispersioni energetiche, per poi arrivare alla sostituzione degli impianti termici e all’innovazione di quelli elettrici. Sicuramente in questo contesto le pompe di calore hanno un ruolo importante: se si sostituissero 10 milioni di impianti con pompe di calore, da qui al 2050, si avrebbero benefici netti da 95 a 222 miliardi di euro.

 

È quanto emerso nel convegno dal titolo “L’efficientamento energetico in edilizia: il nodo del calore contro il caro energia” tenutosi lo scorso 27 ottobre nell’Auditorium “Calegari” di Confartigianato Imprese Bergamo nell’ambito degli eventi della Settimana per l’Energia.

 

L’evento realizzato con il patrocinio del Comune di Bergamo, il patrocinio e il sostegno della Camera di Commercio di Bergamo e la collaborazione di A2A Life Company si è aperto con l’introduzione del presidente di Confartigianato Imprese Bergamo Giacinto Giambellini che ha spiegato il carattere tecnico della serata, per informare i tecnici su quali saranno gli scenari futuri.

 

Il primo intervento è stato quello di Gianluca Pratesi Senior Manager Energy & Strategy del Politecnico di Milano che ha iniziato descrivendo la situazione attuale dell’andamento del gas in Europa. La situazione geopolitica si è ripercossa sui prezzi energetici e in particolare del gas: mentre a gennaio 2021 il prezzo del gas era di 20 euro a MWh, a gennaio 2022 è salito fino a 250 euro a MWh in Italia e in Europa, un picco davvero esagerato. Oggi il prezzo si attesta a 100 euro a MWh, 5 volte rispetto a quello dello scorso anno e purtroppo vista la situazione internazionale, non possiamo pensare che torni ai livelli pre-crisi: “la nuova normalità – ha detto Pratesi – avrà costi del gas poco sostenibili. Quali possono essere le azioni correttive che possono aiutare a gestire questa crisi energetica nel breve e nel lungo termine? In questo senso l’Europa va verso uno scenario di decarbonizzazione al 2030 e al 2050 con tre strumenti: il Pacchetto Fit for 55, sul target efficientamento volto a ridurre l’emissione di CO2 del 55% al 2030, per arrivare all’abbattimento completo nel 2050; il Repower Eu per arrivare nel 2030 al 45% di rinnovabili; e l’Agenda 2030 ovvero una strategia per promuovere lo sviluppo sostenibile basata su 17 punti strettamente legati al concetto di finanza sostenibile.

Pratesi ha quindi parlato del contesto edilizio italiano, con 13,5 milioni di edifici per 3,5 miliardi di mq di superficie, di cui quelli residenziali rappresentano il 92% per numero e l’85% per metratura. Si tratta di un parco vetusto, se si considera che oltre il 40% è costituito da edifici costruiti tra il 1945 e il 1972, con l’80% degli edifici non residenziali e il 90% di quelli residenziali che si collocano nelle classi energetiche D o inferiori. Nel settore residenziale, il 79% dei consumi è riconducibile a consumi termici e il 21% a consumi elettrici, mentre nel terziario 68% per i termici e 32 elettrici.

Passando al quadro normativo Pratesi ha segnalato che al 30 settembre 2022 si registrano 307mila asseverazioni per superbonus 110% per oltre 51 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione (di cui il 69% portati a termine). Gli interventi a maggior valore aggiunto sono la coibentazione (40%) e la sostituzione degli impianti di climatizzazione e degli infissi (19,6%).

A fronte dei vantaggi di interventi come il Superbonus 110%, che ha consentito di ottenere un contributo al PIL di 46 miliardi di euro, un impatto sul mercato del lavoro di 634 mila occupati con 40 milioni di mq riqualificati e un risparmio di energia di 5,6 TWh annui, ci sono però degli svantaggi. Gli svantaggi sono l’indisponibilità di manodopera qualificata, l’aumento dei costi dei materiali, la complessità dell’iter burocratico, il rallentamento dei lavori e la continua incertezza dovuti ai blocchi imprevisti della cessione dei crediti e alle continue modifiche normative.

Queste criticità emerse nelle interviste con gli operatori del settore hanno fatto capire su quali incentivi puntare per il futuro: si è capito che un superbonus che superi il 100% stressa il sistema di incentivazione, al contrario un sistema con aliquote del 60-70% può essere più efficace perché garantisce una burocratizzazione minore e maggiore stabilità e fiducia nel lungo periodo.

 

Di seguito l’intervento di Antonella Molinari, Responsabile dell’ufficio sviluppo nuove linee di business di A2A, che ha parlato del modello A2A di supporto verso le PA, che va dalle prime fasi di progettazione, fino alla manutenzione e conduzione attraverso lo strumento del project financing. Le attività che vengono effettuate possono essere suddivise in tre tipologie: gli interventi più realizzati riguardano l’isolamento dell’involucro edilizio e la sostituzione di serramenti; seguono la riqualificazione degli impianti termici e delle centrali termiche e l’efficientamento della rete e dell’impianto termico con sensoristica; terza tipologia ancora poco diffusa è l’efficientamento dell’impianto elettrico, la domotica e le colonnine di ricarica. Molinari ha presentato 6 casi studio di cantieri, tra questi, ad esempio, quello di un edificio scolastico con restyling completo che ha interessato l’involucro, la sostituzione degli infissi, e gli impianti con l’installazione di sistemi smart di monitoraggio con un risparmio finale di 87 tonnellate di CO2 che equivale a piantumare 622 alberi.

 

Infine Giacomo Salvatori di Agici Finanza d’Impresa, società di ricerca nei settori utilities, rinnovabili, infrastrutture e efficienza energetica, ha parlato delle pompe di calore, descrivendo agli installatori presenti i benefici e le caratteristiche tecniche che le rendono la risposta ottimale a questa crisi.

Le pompe di calore hanno un’efficienza energetica del 300% (perché spostano calore da un ambiente a un altro) consentendo significative riduzioni di consumi, possono essere alimentate da fonti rinnovabili con importanti riduzioni delle emissioni e generano benefici anche per il sistema paese quali minore dipendenza energetica, minore consumo di gas, benefici ambientali, ricadute sulla filiera nazionale.  Per la loro installazione è importante verificarne però la fattibilità tecnica (compatibilità con i sistemi distributivi esistenti, la vita utile pari a quella delle caldaie, i problemi di spazio o di clima rigido spesso risolvibili solo con sistemi ibridi, il comfort ottimale) ma anche la fattibilità economica perché le analisi dei costi sono inferiori rispetto alle caldaie tradizionali tranne che nell’investimento iniziale.

Da qui al 2050, sostituendo 10 milioni di impianti con sistemi a pompa di calore, si potrebbe generare un beneficio di almeno 95 miliardi di euro e fino a 222 miliardi nel caso in cui le pompe di calore siano completamente alimentate con fonti rinnovabili. Con un risparmio di metano da 109-169 bcm, un risparmio energetico da 1377 a 1429 TWh e un risparmio netto di CO2 da 349 a 534 milioni di tonnellate.

La società di ricerca ha fatto una stima degli impianti esistenti in Italia e dei consumi per diversi tipi di edifici suddivisi per fasce climatiche, facendo un’analisi comparata dei costi tra le soluzioni a combustibili fossili e quelle elettrificate e un’analisi dei costi benefici per capire gli impatti sociali, ambientali ed economici. Si è rilevato che le pompe di calore sono competitive rispetto alle caldaie convenzionali in tutte le fasce climatiche grazie alla riduzione dei consumi e delle emissioni. Tra i vari casi analizzati, quello peggiore rileva un tasso di rendimento del 10,4% quello migliore del 26%.

Sono ancora tante però le barriere alla diffusione delle pompe di calore e sono perlopiù di tipo informativo ed economico (elevati costi di investimento) oltre che installative e di adeguamento delle reti elettriche. Le raccomandazioni sono quindi di sensibilizzare le famiglie con campagne informative istituzionali, attivare corsi di formazione per installatori e amministratori di condominio, definire incentivi e detrazioni fiscali stabili e premianti, supportare la capacità produttiva della filiera italiana.

 

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