Confartigianato Imprese Bergamo, pur condividendone la finalità di contrastare l’uso distorto degli incentivi del settore casa, evidenzia il proprio disaccordo con le previsioni del Decreto Legge n.157 del 11 novembre 2021 www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/11/11/21G00173/sg “Misure urgenti per il contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche” cosiddetto Decreto Anti-frodi, che introduce nuovi adempimenti a carico delle imprese per ottenere i bonus fiscali legati alle detrazioni edilizie, sia ordinarie che relative al Superbonus110%, in particolare nelle ipotesi di cessione del credito o di sconto in fattura.
Ricordiamo che la norma, in vigore dal 12 novembre, richiede l’asseverazione della congruità delle spese sostenute per l’opzione per sconto in fattura/cessione delle detrazioni “ordinarie” (50%, 65% e 90%) oltre all’apposizione del visto di conformità attestante la sussistenza dei presupposti che danno diritto all’agevolazione sulla comunicazione da inviare all’Agenzia delle Entrate.
Confartigianato sta operando a tutti i livelli e sui tutti i tavoli di concertazione, nazionali e locali, per modificare questa norma che rischia di bloccare un mercato che stava appena iniziando a intravvedere i primi segnali di ripresa dopo il Covid.
In particolare, Confartigianato ha scritto una lettera ai parlamentari di tutti i territori per chiedere l’eliminazione del provvedimento o, in alternativa, l’introduzione di correttivi che lo rendano sostenibile per le piccole imprese.
“Si tratta di un provvedimento che, da un giorno all’altro e senza alcun preavviso, ha posto nuovi oneri improvvisi e sproporzionati – sottolinea il presidente di Confartigianato Imprese Bergamo Giacinto Giambellini – con il risultato che sta procurando in tutta Italia il blocco dei cantieri, delle fatturazioni e l’impossibilità di rendere liquidi i crediti già riconosciuti ai propri clienti attraverso il meccanismo dello sconto in fattura, ma non ancora comunicati all’Agenzia delle Entrate”.
“Sono molte le ragioni per cui, secondo noi, il provvedimento non solo non è idoneo, ma non è nemmeno applicabile, e quindi deve essere modificato– precisa Giambellini. In primis perché è stato introdotto in modo improvviso, entrando “a gamba tesa” in una situazione di mercato con contratti già siglati, cantieri aperti e costi già stabiliti, senza consentire alle imprese di organizzarsi per far fronte ai nuovi adempimenti, e anzi con controlli anche sul pregresso.
In secondo luogo, questa nuova norma rischierebbe di addossare alle imprese, in particolare alle più piccole, ingenti costi spesso ingiustificabili in rapporto all’importo del bene installato, rischiando di azzerare, soprattutto per i lavori più piccoli, il beneficio stesso. Sto parlando sia di costi direttamente legati alla pratica del visto di conformità e della asseverazione della congruità delle spese, sia di quelli che possono derivare dalle lungaggini burocratiche per richiedere i documenti necessari, con conseguenti blocchi e rallentamenti a cui i lavori verrebbero necessariamente esposti.
Il terzo punto è che non saranno solo le imprese ad avere problemi, ma l’intero mercato. Il provvedimento, con riferimento soprattutto alle asseverazioni sulla congruità dei prezzi, è ancora molto vago e con delle zone d’ombra su diversi aspetti. Non è ancora ben chiaro quali soggetti possano eseguire tale certificazione, quale contenuto debba avere e se debba essere redatta su modelli predefiniti, come avviene già per il Superbonus 110%. Si è creato quindi un vuoto normativo che perdurerà per i prossimi mesi e che sta andando a toccare anche tutto il settore dei tecnici, nessuno dei quali, al momento, si prende la responsabilità (che ricordiamo è di carattere civile e penale) di rilasciare un’asseverazione, vista l’incertezza dei termini.
Siamo in un limbo e dobbiamo uscirne al più presto. Per questo Confartigianato Imprese Bergamo, senza tralasciare di attivarsi anche con interlocuzioni con i vari tecnici e con le amministrazioni interessate, chiede a tutti i parlamentari bergamaschi di attivarsi in sede di conversione per introdurre emendamenti che correggano le storture del provvedimento, in primis con uno slittamento della decorrenza, ma anche con una revisione degli adempimenti richiesti, in modo da evitare adempimenti troppo gravosi, anche allo scopo di non compromettere il volano degli incentivi che sinora hanno contribuito con forza alla ripresa”.