La sicurezza alimentare non va mai in vacanza … rimane infatti un elemento fondamentale in termini di tutela del consumatore.
Negli ultimi trent’anni, la globalizzazione ha guadagnato un posto sempre maggiore nel commercio alimentare. I canali commerciali ittici diventano sempre più lunghi e complessi, il che porta alla necessità di strumenti di tracciabilità sofisticati per poter garantire la sicurezza degli alimenti. Una corretta etichettatura degli alimenti è un prerequisito essenziale per garantire prodotti ittici sicuri e un commercio equo, oltre a limitare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU). In particolare, il fatto che il pesce venga sempre più lavorato nei paesi di esportazione rende impossibile l’identificazione delle specie attraverso le caratteristiche morfologiche.
Lo sviluppo di protocolli armonizzati e normalizzati per l’autenticazione dei prodotti ittici è necessaria per definire metodi affidabili per il rilevamento di possibili frodi alimentari.
Ecco perché la commissione Agroalimentare si è occupata di recepire anche in lingua italiana la CEN/TS 17303.
Questo documento descrive una procedura per l’identificazione di singoli pesci e di filetti di pesce a livello di genere o specie. L’identificazione delle specie ittiche viene effettuata mediante amplificazione PCR di un segmento del gene mitocondriale del citocromo b (cytb) o del gene della citocromo c ossidasi I (cox1, sin. COI) o di entrambi, seguito dal sequenziamento dei prodotti della PCR e successivo confronto della sequenza con le sequenze depositate in database pubblici.
Il metodo consente l’identificazione di un gran numero di specie di pesci rilevanti dal punto di vista commerciale.
La decisione se utilizzare, per l’identificazione dei pesci, il segmento del gene cytb o del gene cox1, o entrambi, dipende dalla specie ittica dichiarata, dall’applicabilità del metodo PCR per la specie ittica dichiarata e dalla disponibilità di sequenze da comparare nei database pubblici.
Questo metodo è stato validato con successo su filetti di pesce fresco, tuttavia l’esperienza di laboratorio dimostra che può essere applicato anche ai prodotti trasformati, per es. campioni affumicati a freddo, affumicati a caldo, salati, surgelati, cotti, fritti, fritti in immersione.
Solitamente questo documento non è adatto per l’analisi di alimenti altamente trasformati, per esempio scatolette di pesce, con DNA altamente degradato, in cui le lunghezze dei frammenti non sono sufficienti per l’amplificazione degli ampliconi target. Inoltre, non è applicabile a prodotti ittici complessi contenenti miscele di due o più specie di pesci.
Per informazioni:
Ufficio Aree di Mestiere – Alfredo Perico (Tel. 035.274.292; e-mail: alfredo.perico@artigianibg.com).