Settore Moda: rimbalzo nel 2022 ma ritardo nel recupero rispetto al periodo pre-pandemia

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La Moda è il settore manifatturiero che nel corso del 2022 mostra il più forte rimbalzo della produzione, pur confermandosi – come emerso da un precedente rapporto di Confartigianato pubblicato lo scorso marzo- quello che ha subito l’impatto più pesante della crisi innescata dalla pandemia, tanto da essere il settore più al di sotto rispetto al livello pre-crisi del 2019.

 

Nel dettaglio nei primi quattro mesi 2022 la produzione del settore cresce dell’11,2% in un anno e va meglio sia rispetto al +2,0% del Manifatturiero sia al +8,2% del settore nella media Ue a 27.

Nel 2022 la produzione del settore – media degli ultimi 12 mesi terminanti ad aprile 2022 – rimane del 18,4% sotto il livello pre-crisi del 2019, con un maggiore ritardo per l’Abbigliamento (-34,7%), mentre per la Pelle il calo è importante ma inferiore e pari al -14,3% e il Tessile si ferma sul -5,2%.

 

Per quanto riguarda le esportazioni, nei primi quattro mesi del 2022 le vendite della Moda crescono del 20,1% in un anno, in linea con il +20,4% del Manifatturiero e rappresentandone il 10,7% dell’aumento assoluto annuale, mentre il dato annualizzato ad aprile 2022 vede la Moda superare del +1,4% il valore del 2019, la peggior performance tra i comparti, mentre per il Manifatturiero le vendite all’estero superano del 13,6% il livello del 2019.

Sul ritardo stanno pesa il calo dell’export in Russia: le vendite del settore verso il paese nei primi quattro mesi 2022 sono in calo del 21,8% in un anno e il dato annualizzato ad aprile 2022 è del 10,8% sotto il livello del 2019.

 

La buone performance dell’export in valore sottende un dinamismo anche in volume, a fronte di una dinamica meno accentuata dei prezzi alla produzione: ad aprile 2022 per la Moda crescono, infatti, del 5,7%, quasi un terzo del +13,8% del Manifatturiero no energy.

 

Sui mercati internazionali, a maggio 2022 il prezzo del cotone, valutato in euro raddoppia in un anno, avvicinandosi al massimo storico di marzo 2011. Sempre sul fronte degli scambi lungo le filiere globali, va segnata una crescente difficoltà per le imprese della moda determinata dalla insufficienza dei materiali, più accentuata nel Tessile. Inoltre, il costo dei container per trasporti via mare a giugno del 2022 è più che quadruplicato rispetto a due anni prima.

 

Nonostante le criticità nell’arco degli ultimi due anni, la Moda lamenta una cronica mancanza di lavoratori soprattutto specializzati: a giugno 2022 le imprese segnalano difficoltà di reperimento di operai specializzati della Moda per il 44,3% delle entrate previste, di oltre cinque punti superiore al 39,2% del totale entrate.

Come già evidenziato in altre analisi (aprile 2022) le tensioni sui prezzi delle materie prime soprattutto energetiche e le pressioni inflazionistiche stanno intaccando i bilanci familiari e potrebbero far diminuire la spesa in prodotti della moda, già pesantemente colpiti dalla recessione da Covid-19, rallentando così il recupero del comparto. Nei primi quattro mesi del 2022 le vendite al dettaglio dei prodotti moda sono in recupero del 17% rispetto, ma persiste un ritardo del 5,8% delle vendite degli ultimi dodici mesi ad aprile 2022 rispetto a quelle del 2019 per calzature, articoli in pelle e da viaggio e del 5,1% per i prodotti di abbigliamento.

 

Il made in Italy della Moda nel territorio – Gli ultimi dati disponibili relativi al valore annualizzato del primo trimestre 2022 indicano che tra le principali regioni – ognuna con oltre l’1% dell’export della Moda – recuperano il livello del 2019 il Lazio del 37,7%, seguito a distanza dalla Lombardia con l’8,0%, dal Veneto con il +2,5%, dalla Puglia con il +0,2% e la Toscana è sostanzialmente stabile: in queste cinque regioni si concentra quasi poco meno di tre quarti (73,7%) dell’export Moda. Tra le principali province sono dieci a superare il livello del 2019 e concentrano la metà esatta (50,0%) delle vendite all’estero del settore: Varese (+32,2%), Roma (+24,4%), Verona (+22,2%), Milano (+19,8%), Vercelli (+13,3%), Bergamo (+9,4%), Padova (+7,6%), Modena (+4,6%), Firenze (+3,9%) e Prato (+2,9%).

 

Fonte: Ufficio Studi di Confartigianato

 

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