“La Lombardia che piace nel mondo ha anche a che fare con il buon cibo, con prodotti a marchio di qualità, autentica bandiera del Made in Italy. E infatti le esportazioni non solo hanno tenuto, anzi hanno migliorato a due cifre le loro performance anche in questi duri anni di pandemia – spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Lombardia – Il compito della nostra Confederazione è quello di valorizzare la capacità di trasformazione delle materie prime dei nostri artigiani e di tutelare il loro lavoro da politiche che potrebbero metterlo a repentaglio, come il nutri-score che rischia di marchiare con il bollino rosso prodotti come in Parmigiano”.
I prodotti alimentari sono tra i primi 10 manufatti made in Lombardia richiesti sul mercato estero. Inoltre, nonostante la pandemia, esaminando la serie storica di lungo periodo -10 anni- dal 2011 al 2021 si osserva un constante incremento della richiesta estera (+61%) con l’ammontare dell’export di prodotti lattiero-caseari, carne, prodotti da forno, ecc. che negli ultimi 12 mesi supera i 6 miliardi di euro. Nel dettaglio si osserva che la domanda estera dei nostri prodotti alimentari scaturisce prevalentemente dai mercati europei (62,3% dell’export totale), soprattutto da Francia, Germania, Paesi Bassi e Spagna. Tutti mercati verso cui l’export del food nei primi nove mesi del 2021 ha superato i valori raggiunti nello stesso periodo pre crisi Covid-19.
Seppur la domanda estera sostiene il settore l’analisi delle risposte ottenute dalla nostra survey di inizio anno ci mostra che le MPI lombarde che operano nel settore alimentare – comprensivo anche dei servizi di ristorazione d’asporto e bevande – segnano, nel 2021 rispetto al 2019, una riduzione dei ricavi del -9,6%, calo leggermente più alto del -8,8% totale. Sono invece poco meno di 1 su tre le imprese del settore che nel 2021 sono state in grado di recuperare i livelli di fatturato pre crisi Covid-19.
Inoltre, sempre secondo i dati raccolti attraverso il nostro sondaggio di ascolto, le MPI di questo settore subiscono in modo particolarmente pesante le conseguenze dei principali ostacoli alla ripresa: incremento prezzi materie prime (problematica segnalata nel 59,7% dei casi dalle imprese del settore>53,5% medio), caro energia (75,3%>60,2% medio) e difficoltà reperimento figure professionali/mancanza competenze (39%> 31,2% medio).
In Lombardia il settore alimentare conta 5.327 imprese che rappresentano il 7% del totale unità produttive della nostra manifattura. Di queste imprese oltre 3mila, poco meno di due su tre, sono artigiane e operano prevalentemente nella produzione di prodotti da forno e farinacei, nella produzione di altri prodotti alimentari e nella lavorazione e conservazione di carne e produzione di prodotti a base di carne. In queste imprese dell’alimentare lavorano complessivamente oltre 60 mila addetti, di cui 1 su 4 in realtà artigiane. A livello provinciale le più alte incidenze degli addetti dell’ambito alimentare sugli addetti del totale economia non agricola si riscontrano a Cremona (1,8%), Sondrio (1,8%) e Mantova (1,7%).
(Fonte: TG Economy di Telelombardia)